Talamone 3.12.2016
Caro Diario,
Siamo
andati a visitare il Centro Recupero Tartarughe Marine a Talamone,
che ha aperto nel 2006. E' stato realizzato dal progetto Tartanet, un
progetto finanziato dalla Comunità Europea. Il centro di Recupero
copre tutto il tratto costiero
della provincia di Grosseto.
Una volta arrivati nel CRTM
ci hanno ospitato in una aula didattica dove la veterinaria del
centro Chiara Caruso ci ha parlato dei vari tipi di tartaruga; la più
comune è la Caretta caretta e si trova in tutto il Mar Mediterraneo.
Oltre a questa nel Mar Mediterraneo ci sono altre 2 specie:la
Tartaruga Verde (Chelonia Midas) che è piccola ed è l'unica
erbivora e la Tartaruga Liuto (Dermochelis coriacea) che invece è la
più grande. La Caretta caretta è formata da tre parti: il carapace
sul dorso, il piastrone nel ventre e il ponte che collega queste due.
I maschi si riconoscono perché nelle pinne posteriori hanno
un'unghia molto più lunga lunga di quella delle femminine. La
Caretta caretta è carnivora, rompe le prede con il becco e ingoia
senza masticare. Può raggiungere 110 cm di lunghezza e 180 kg di
peso. Nella cloaca ci finiscono tre apparti: riproduttivo, urinario e
digerente. Questa tartaruga è di colore marrone. Quando le
tartarughe vengono liberate, se entrano a far parte di progetti di
ricerca scientifica, sul loro carapace vengono attaccati dei GPS per
studiare il loro percorso.
Negli ultimi anni sono stati
trovati due nidi: nel 2013 a Scarlino e nel 2015 sul tombolo della
Gianella, e inoltre, sulla spiaggia di Capalbio nell'estate 2016 è
stato avvistato un esemplare adulto che sembrava stesse facendo un
nido; purtroppo i ricercatori hanno scoperto che stava solo testando
la spiaggia ed il nido che si pensava avesse costruito era vuoto.
Il centro ospitava 2
tartarughe Caretta caretta: l'ultima arrivata chiamata Guelfa è
stata trovata a Campiglia Marittima, ha circa 3 anni e pesa 4kg. E'
stata portata nel centro per un'infezione alla parte destra del corpo
che non riusciva a muovere, molto probabilmente causata da qualcosa
che aveva ingerito. Dopo aver effettuato l'analisi del sangue la
veterinaria ha visto che ha i globuli bianchi alti ed è anemica
poiché sembra che nell'ultimo periodo marino abbia mangiato poco. Ci
hanno fatto prendere tutte le misure: è lunga 27,5 cm e larga 25,5
cm, le pinne sono lunghe 16,5 cm, il piastrone è largo 21,2 cm e
lungo 21 cm, il ponte 8,5 cm e la coda è lunga 5 cm.
Fig 1: Somministrazione dei farmaci a Guelfa.
Il secondo
esemplare, Amalonda, ha sicuramente più di 20 anni ed è arrivata
nel centro perché aveva quattro solchi sul carapace provocati dalle
eliche di una nave. Per ora mangia solo sarde e pesa 33kg.
Fig 2: Amalonda mentre nuota nella sua vasca.
Uno dei grandi problemi per
le tartarughe è l'inquinamento marino; i sacchetti di plastica
gettati in mare sono molto simili alle meduse, una delle prede
preferite delle tartarughe, infatti molte di queste muoiono perché
mangiando il sacchetto rimangono soffocate. Ma ciò non succede solo
con i sacchetti, ma anche con le lattine, le reti da pesca, gli ami e
altra spazzatura che viene ingerita perché le tartarughe mangiano
tutto. L'inquinamento degli ultimi decenni ha provocato un aumento
delle temperature delle acque e questo ha causato lo spostamento
verso Nord delle tartarughe, perciò negli ultimi anni sono stati
osservati sempre più esemplari nelle nostre acque. Per questi
esemplari in via di estinzione e soprattutto i Cetacei hanno aperto
un'area di circa 85500km2 nel Mar Mediterraneo chiamata “Santuario
Pelagos”.
Autori: Martina Corridori, Francesca Branca, Valentina Morini, Francesco Del Giudice, Michelangelo Corridori, Klein Sion, Speroni Francesco.
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